Questa mostra è stata progettata per approfondire la conoscenza delle collezioni conservate a palazzo Arezzo di Donnafugata nel cuore di Ragusa Ibla: dopo quelle dedicate alle terrecotte dipinte dei Bongiovanni Vaccaro e alle ceramiche da tavola, attraverso l’inizio di uno studio d’archivio tuttora in corso, l’esposizione – e il catalogo pubblicato per questa occasione – analizzano la figura di colui che nella seconda metà dell’Ottocento ha promosso l’ampliamento di una raccolta che conta un notevole numero di dipinti, accomunati da una coerenza di gusto e di stile piuttosto rara nelle collezioni d’arte dell’epoca. Corrado Arezzo e De Spuches barone di Donnafugata non è soltanto una figura pubblica di primo piano all’indomani dell’Unità, ma è soprattutto un intellettuale mosso da un interesse per la pittura che si traduce prima di ogni cosa nella curiosità di entrare in contatto diretto con gli artisti, con una passione per le opere napoletane del Seicento nata sull’onda del successo riscosso da Caravaggio.

This exhibition is designed to deepen the knowledge of the collections preserved in Palazzo Arezzo di Donnafugata in the heart of Ragusa Ibla. After the first show dedicated to the painted terracottas of Bongiovanni Vaccaro, followed by the one of the dinner services in ceramics, this exhibition, together with the catalogue, is the result of an archival study still in progress.  The aim is to analyze the figure of the man who, in the second half of the nineteenth century, promoted the expansion of a collection, which includes a notable number of paintings, united by a rather coherent taste rare in art collections of the time. Corrado Arezzo De Spuches baron of Donnafugata, is not only a leading public figure in the aftermath of the unification of Italy, but is an intellectual driven by an interest in painting. This fervor translates in curiosity to come into direct contact with the artists and is driven by a passion for seventeenth-century Neapolitan artworks born in the wake of the success achieved by Caravaggio.

Costantino D’Orazio